La protesta dei ricercatori: il taglio degli assegni che minaccia il futuro della ricerca in Italia

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presidio dei ricercatori precari all’Università di Bologna

Negli ultimi mesi, l’Università di Bologna si trova di fronte a sfide significative, tra cui le conseguenze della riforma Bernini e i tagli dopo il periodo del Pnrr. A fine 2024, l’Ateneo ha deciso di sospendere gli assegni di ricerca, suscitando preoccupazione tra i rappresentanti dei ricercatori precari. In risposta a questa situazione, è stato organizzato un presidio di protesta davanti al Rettorato, che si è svolto nei giorni precedenti un’importante assemblea nazionale fissata per l’8 e 9 febbraio presso la facoltà di Lettere in via Zamboni 38.

le ragioni della protesta

Camilla De Ambrogi, portavoce dell’assemblea, ha sottolineato che molti atenei italiani, inclusa l’Università di Bologna, hanno bloccato gli assegni di ricerca, con l’eccezione dei fondi legati a progetti europei. Questa situazione è generata dall’incertezza riguardo alla riforma Bernini e dalla mancanza di risorse disponibili dopo i fondi del Pnrr. Gli atenei, non avendo più posti per i ricercatori, si trovano quindi in una situazione di stallo, creando un “cortocircuito” che mette a rischio la continuità lavorativa di molti.

Gli assegnisti e i ricercatori precari potrebbero trovarsi privi di supporto al termine dei loro contratti, mentre i dottorandi si vedono ostacolati nel proseguire la loro crescita accademica.

assemblea nazionale: obiettivi e partecipazione

Si prevede che all’assemblea parteciperanno circa 200 ricercatori provenienti da diverse parti d’Italia. L’intento è di creare una piattaforma unitaria con rivendicazioni condivise, in vista di una mobilitazione generale negli atenei, in preparazione per il dibattito che riguarderà la riforma Bernini in Parlamento nella prossima primavera. Camilla De Ambrogi ha evidenziato l’importanza di coinvolgere anche i docenti, poiché la riforma ha ripercussioni dirette sulla loro attività docentes.

criticità della riforma e impatti futuri

La riforma proposta dalla ministra dell’Università prevede l’introduzione di cinque nuove forme contrattuali per i ricercatori, evidenziando una mancanza di tutele, come malattia, maternità e tredicesima. Queste nuove forme contrattuali, della durata massima di sei mesi o un anno, allungano e rendono ancora più precaria la situazione dei precari, che già affrontano una carriera lunga fino a 15 anni senza stabilità.

conseguenze dei tagli al finanziamento universitario

In aggiunta alla riforma, i ricercatori precari denunciano anche la riduzione del Fondo di finanziamento ordinario per le università, che porterà a un taglio di 700 milioni di euro nel triennio 2025-2027. Anna Bellanda, un’altra voce dell’assemblea bolognese, ha avvertito che queste riduzioni influenzeranno sia le tasse universitarie, che subiranno un incremento, sia i servizi e le borse di studio, il cui accesso sarà compromesso. Questo rappresenterebbe un ulteriore attacco al sistema universitario.

partecipanti attesi all’assemblea

  • Camilla De Ambrogi
  • Anna Bellanda
  • Ricercatori da tutta Italia