Divorzio Culturale: Cosa Significa per le Soprintendenze di Bologna e Modena?

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Il mondo degli uffici ministeriali è soggetto a frequenti ristrutturazioni e cambiamenti. Recentemente, le soprintendenze di Bologna e Modena, unificate solo dieci anni fa, stanno per subire una nuova separazione, come disposto da un decreto ministeriale. Questa decisione ha suscitato forti reazioni da parte dei sindacati, i quali si oppongono a questo processo di “spacchettamento”.

Storia delle soprintendenze in Emilia Romagna

Nel 2015, Bologna e Modena operavano con soprintendenze separate, ognuna con proprie competenze. La riforma degli uffici ministeriali del 2016 ha portato alla creazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggi (Abap) per la Città metropolitana di Bologna e le province limitrofe. Le sedi storiche, come la Galleria Estense di Modena e la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, sono diventate musei autonomi.

Riarticolazione e nuove strutture

Il decreto del 15 marzo 2024 prevede una nuova ristrutturazione degli uffici e la creazione di due soprintendenze Abap: una per Bologna e una per Modena, Reggio Emilia e Ferrara. Questa divisione ha destato preoccupazioni tra i sindacati, che evidenziano l’impatto negativo sui dipendenti.

Reazioni e impatti sui dipendenti

I rappresentanti sindacali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa manifestano forte disagio riguardo a questi cambiamenti. In particolare, si sottolinea il ridotto personale e le difficoltà che i lavoratori possono affrontare in termini di trasporti e gestione delle loro vite quotidiane.

Problemi di trasferimento e costi

La maggior parte del personale, il 95%, risiede a Bologna, e il trasferimento a Modena comporterebbe un aggravio dei costi e una media di oltre tre ore di viaggio al giorno. Questo scenario potrebbe mettere a rischio la stabilità economica e sociale delle famiglie coinvolte.

Risorse e progetti futuri

In aggiunta ai problemi legati al personale, l’apertura di un nuovo ufficio a Modena richiederebbe ulteriori investimenti per allestire i locali, con possibili ripercussioni sul Pnrr e sullo sviluppo di nuovi progetti in Emilia Romagna.

  • Stefano Marchetti