Attivisti di Bologna: Prosciolti dopo la Protesta sul Tetto del Comune
Bologna ha recentemente visto un’importante svolta nella vicenda che coinvolge gli attivisti saliti sul tetto del Comune nel 2016. Questi ultimi avevano intrapreso una protesta per sensibilizzare l’amministrazione locale in merito allo sgombero di un’immobile occupato, situato in via Irnerio, appartenente all’Ausl, dove risiedevano anche famiglie con bambini. Oggi, la notizia del loro proscioglimento ha suscitato reazioni di soddisfazione tra i legali coinvolti.
risoluzione della vicenda legale
Il 10 gennaio 2025 segna un importante capitolo per i quattordici imputati, tutti assolti dal Collegio dei giudici del Tribunale di Bologna. Il reato è risultato prescritto, conclude l’avvocato Marina Prosperi, che ha seguito il caso con attenzione. Gli attivisti avevano messo in atto una occupazione simbolica del tetto del Comune, per la quale era stata contestata una resistenza in forma semplice. Secondo l’avvocato, questa situazione avrebbe dovuto essere gestita e risolta molto tempo fa, anziché essere trascinata così a lungo in tribunale fino ad oggi.
il contesto della protesta
La protesta organizzata dal sindacato Asia-Usb ha visto i manifestanti salire sul tetto affacciato sul cortile di Palazzo d’Accursio, richiedendo un incontro con l’assessore Riccardo Malagoli. La mobilitazione venne seguita da attività di identificazione da parte della Digos, che portò all’indagine degli attivisti.
componenti del gruppo di attivisti
Tra le figure di spicco tra gli imputati sono emerse personalità politiche e attiviste del territorio, tra cui:
- Marta Collot, candidata alla carica di governatore dell’Emilia-Romagna con Potere al Popolo
- Federico Serra, anch’egli candidato alla presidenza della Regione, con la Sinistra radicale
momenti di tensione
Durante la vicenda non sono mancati momenti di forte tensione e scontri, in particolare durante il blitz della polizia nell’immobile occupato di via Irnerio, che causò anche diversi feriti. In seguito, gli attivisti trovarono rifugio in una chiesa all’angolo con via Mascarella, chiedendo supporto a Monsignor Zuppi, evidenziando le difficoltà e le emozioni di una situazione complessa e delicata.