Grimac Srl chiude i battenti: la crisi lascia i dipendenti senza avviso a Zola Predosa

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Il crollo dell’azienda Grimac Srl segna la fine di un’era per una delle storiche imprese che operano nel settore della produzione di macchine da caffè a Bologna. Da anni, questo marchio ha rappresentato un importante punto di riferimento nella zona di Zola Predosa, ma la recente crisi ha portato a conseguenze drammatiche per i dipendenti e la comunità locale.

chiusura dell’azienda e situazione attuale

Il 20 dicembre 2024, i quattro ultimi dipendenti della Grimac si sono trovati di fronte al cancello sbarrato e sigillato della sede di via Morazzo, come risultato dell’azione dell’ufficiale giudiziario. La mancanza di comunicazione anticipata ha colto di sorpresa i lavoratori che non erano stati avvisati di questa drastica decisione.

interventi delle istituzioni e sindacati

Il Tavolo di salvaguardia metropolitano, istituito per affrontare la crisi dell’azienda, aveva già registrato tre incontri, l’ultimo dei quali si era svolto il 2 dicembre scorso. Durante tali incontri, si eran fatti presenti ai rappresentanti dell’azienda, assistiti da consulenti e sindacati, senza però la partecipazione diretta della proprietà.

Secondo quanto comunicato dal capo di gabinetto della Città metropolitana di Bologna, Sergio Lo Giudice, la situazione rappresenta un comportamento irresponsabile da parte della proprietà, suddividendo le responsabilità della crisi sui lavoratori e rimanendo assente dalle discussioni.

le cause della crisi

La crisi che ha colpito la Grimac è il risultato di una serie di fattori, tra cui la riduzione delle commesse e la competitività sul mercato. Non è stato presentato il Piano industriale richiesto che avrebbe dovuto delineare possibili strategie di rilancio.

richieste sindacali e assenza di risposte

Dal mese di maggio, le organizzazioni sindacali hanno sollecitato un piano di rilancio per garantire la continuità produttiva dello stabilimento di Zola Predosa. Le sigle sindacali, in particolare Fiom-Cgil e Uilm-Uil, hanno fatto notare l’assenza di risposte concrete da parte della proprietà, ossia Solido Group srl, guidata dall’imprenditore Roberto Marchetti. Questo disinteresse ha ulteriormente aggravato la situazione, portando alla richiesta di attivazione degli ammortizzatori sociali.