Rincari Dehors: Lepore Svela Come Redistribuire Equamente i Costi

Il settore del turismo ha fornito notevoli risorse per vari ambiti, generando entrate significative che necessitano di una redistribuzione equa, affinché le attività che hanno beneficiato di una crescita economica sostanziale collaborino nel sostenere i costi della città. Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha recentemente illustrato una delibera che modifica la normativa riguardante l’occupazione del suolo pubblico, aumentando le tariffe per spazi all’aperto di bar e ristoranti. Tale iniziativa porterà a un incremento dei canoni per molte strutture nel centro, specialmente nelle aree pedonali, dove i costi per i dehors aumenteranno tra il 20% e il 30%. In caso di piazzole occupate da stalli di sosta, l’aumento potrà arrivare a superare il 125%.
Il punto di vista del sindaco
Lepore ha precisato che l’obiettivo non è penalizzare le imprese, ma piuttosto trovare un equilibrio sostenibile. In questo senso, ha chiarito che le attività commerciali che instaurano accordi o collaborazioni con il comune per la cura degli spazi pubblici potrebbero beneficiare di riduzioni fino al 50% dei costi. Ha invitato a un’attesa prudente, suggerendo che sarà più opportuno fornire una valutazione quando la proposta sarà completamente nota.
Critiche alle nuove tariffe
Il consigliere comunale Gian Marco De Biase, appartenente al gruppo ‘Al centro Bologna’, ha espresso il suo dissenso. Ha osservato che un esercente con un dehor di 20 metri quadri in un’area pedonale pagherà, nel 2025, un incremento di 800 euro rispetto ai 3.600 attuali, con un aumento che nel 2026 potrebbe arrivare a oltre 1.100 euro in più rispetto al 2024, toccando i 4.700 euro.
Ritrosie politiche
Stefano Cavedagna, eurodeputato di Fratelli d’Italia, ha condiviso una posizione analoga, contestando l’aumento dei costi per i dehors. Ha sostenuto che gli imprenditori del centro non devono essere considerati privilegiati, ma piuttosto persone impegnate a creare opportunità di lavoro e impresa. Secondo Cavedagna, sarebbe inappropriato costringere le piccole imprese a stabilire accordi con l’amministrazione per ottenere agevolazioni, considerandolo un ricatto nei confronti di coloro che lavorano.