I segreti dei denti dei bambini medievali: perché crescevano più lentamente?

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Il recente studio condotto da ricercatori dell’Università di Bologna, in collaborazione con la Sapienza Università di Roma e l’Università di Modena e Reggio Emilia, ha svelato importanti differenze nei tempi dello sviluppo dentale tra bambini medievali italiani e bambini europei moderni. I risultati di questo lavoro sono stati pubblicati sulla rivista PLOS One.

analisi bioarcheologica e sviluppo dentale

Durante l’Alto Medioevo italiano, le popolazioni locali hanno vissuto significativi cambiamenti sociali e culturali, come evidenziato dalla conquista longobarda di Mantova nel 602 d.C. In questo scenario, l’analisi bioarcheologica è fondamentale per comprendere le condizioni di vita e la salute degli individui coinvolti. Attraverso lo studio dello smalto dentale, è possibile ricostruire con precisione i tempi e i tassi di formazione delle corone dentarie, che sono indicatori chiave della crescita infantile.

metodologia dello studio

Lo studio si è concentrato sull’analisi microscopica delle microstrutture dei molari decidui, i cui processi di formazione iniziano durante la gravidanza. Questa analisi ha fornito informazioni non solo sui primi anni di vita, ma anche sullo sviluppo del feto e sullo stato di salute materno. I ricercatori hanno esaminato 34 denti di bambini rinvenuti nelle necropoli di Casalmoro e Guidizzolo (VII-VIII sec. d.C.), in provincia di Mantova, scoprendo che lo smalto dentale dei bambini medievali mantovani presentava una crescita più lenta rispetto ai coetanei europei moderni, senza differenze significative tra i sessi.

contributo dei ricercatori

“I dati ottenuti mostrano una forte omogeneità nei tassi di crescita infantili tra le due necropoli”, ha dichiarato Stefano Magri, dottorando all’Università di Bologna e principale autore dello studio. “Questi risultati suggeriscono una possibile relazione tra le due comunità e rivelano differenze confrontate con altre popolazioni dell’epoca”. Inoltre, la determinazione del sesso mediante l’analisi di specifiche proteine dello smalto dentale rappresenta un aspetto innovativo per la bioarcheologia, utile per comprendere le potenziali differenze nello sviluppo infantile.

prospettive future

Stefano Benazzi, professore di Antropologia fisica all’Università di Bologna e coordinatore dello studio, ha sottolineato che “lo smalto dentale è un archivio biologico che racconta la storia di un individuo fin dalle prime fasi dello sviluppo intrauterino, rappresentando così uno strumento unico nello studio dei momenti cruciali della vita umana”. Alessia Nava, professoressa di Antropologia Fisica alla Sapienza, ha aggiunto che questa ricerca evidenzia l’importanza dei denti da latte nello studio delle fasi significative della vita umana, replicando approcci già applicati agli Neanderthal.

risultati dello studio

Lo studio è stato pubblicato con il titolo “Enamel histomorphometry, growth patterns and developmental trajectories of the first deciduous molar in an Italian early medieval skeletal series”. Gli autori principali per l’Università di Bologna includono:

  • Stefano Magri
  • Owen Alexander Higgins
  • Sara Silvestrini
  • Antonino Vazzana
  • Stefano Benazzi
  • Federico Lugli (Università di Modena e Reggio Emilia)
  • Luca Bondioli (Università di Padova)
  • Alessia Nava (Sapienza Università di Roma)