Attivismo di Làbas: il riconoscimento della valore morale e sociale nel processo di resistenza
Riconoscimento dell’attenuante per gli attivisti di Làbas
Recentemente, la Corte d’appello ha accolto la richiesta avanzata dalla Cassazione, attribuendo agli attivisti di Làbas l’attenuante per aver agito per motivi di grande valore morale e sociale. Questo provvedimento riguarda i fatti accaduti l’8 agosto 2017, durante lo sgombero dell’ex caserma Masini, che ha visto coinvolti numerosi attivisti accusati di resistenza.
Dettagli sulla sentenza
In seguito a questa decisione, per sette attivisti la pena è stata rivista, escludendo l’aggravante legata all’aver agito contro un pubblico ufficiale. Due attivisti sono stati prosciolti per prescrizione. I restanti sono stati condannati a pene comprese tra quattro e cinque mesi, inclusa la figura di Gianmarco De Pieri, leader della protesta e co-presidente di Coalizione civica. La difesa degli imputati è affidata ai legali Simone Sabattini, Elia De Caro e Francesca Cancellaro.
Reazioni e significato del provvedimento
La pronuncia ha suscitato soddisfazione all’interno del collettivo, che ha commentato sui social media l’importanza di questo riconoscimento del valore politico e sociale dell’esperienza di Làbas, definendolo un importante precedente giurisprudenziale. Gli attivisti hanno sottolineato come questo risultato rappresenti anche il frutto di un impegno collettivo, invitando a mantenere uniti gli sforzi per il futuro.
Implicazioni legali
La sentenza della Cassazione rappresenta uno dei primi casi in cui viene riconosciuta l’attenuante per motivazioni di valore morale e sociale nell’ambito dell’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Le difese hanno evidenziato un presunto “vizio di motivazione” nella sentenza dell’appello riguardo alla mancata concessione dell’attenuante, nonostante fosse già riconosciuto il valore sociale e culturale del progetto Làbas da parte delle istituzioni.
Osservazioni finali
I giudici della Cassazione hanno dichiarato la sentenza originaria viziata nella parte relativa al diniego dell’attenuante. Hanno ritenuto che le circostanze che giustificano la condotta degli attivisti fossero pregne di rilevanza sociale, pur manifestando preoccupazione per l’incolumità pubblica e per il rispetto della legge. La decisione di rinviare la sentenza d’appello ha quindi segnato un passo significativo nel riconoscimento dei diritti e dei valori sociali, ripristinando un equilibrio rispetto alla condanna.